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Valeria è una donna di 45 anni che decide di andare da un dietologo e ne sceglie uno consigliatole da una sua giovane collega di lavoro.

Valeria quindi si reca all’appuntamento con il dietologo all’ora concordata e, dopo 40 min di attesa viene ricevuta dal dietologo. Il dottore ha un’aria molto professionale, le parla con distacco chiedendole precise informazioni riguardanti la sua salute (hai condizione patologiche croniche o in atto?) e, dopo averla pesata e misurata in altezza, le prescrive una dettagliata dieta a basso contenuto calorico, povera di grassi e carboidrati semplici, con una routine bisettimanale da seguire sino al raggiungimento del peso desiderato.

Valeria finita la visita va via piuttosto confusa, non ha capito bene il tutto ma sa che dovrà seguire scrupolosamente la dieta, con ancora addosso l’imbarazzo di essersi dovuta spogliare e farsi “misurare” da una persona sconosciuta e distaccata: tuttavia in cuor suo c’è la fiducia nella professionalità del dottore, che si è mostrato così serio e preparato.

Sin dai primi giorni la dieta fa il suo effetto, Valeria perde rapidamente qualche chilo e questo le instilla una certa fiducia.

Tuttavia, con l’andare del tempo, la dieta diventa sempre più difficile….: l’alimentazione è noiosa, spesso soffre un difficile senso di fame, ha stitichezza e dorme male, deve mangiare tanti alimenti che non le piacciono e, inoltre, seguire la routine la limita anche nelle relazioni sociali e le scarse energie la portano a non praticare con regolarità l’attività fisica, i chili non vanno via più.

Valeria è in enpasse, vorrebbe chiamare il nutrizionista ma si vergogna, il dottore è stato così distaccato e categorico su quello che dovevo fare che non vorrei disturbarlo e casomai sentirmi pure dire che sono debole o svogliata.

Il destino è segnato, Valeria lascia progressivamente la dieta e riprende subito il peso perso, ansi anche qualcosa di più.

Nel tempo Valeria prende ulteriori chili e questo le provoca anche dei fastidi di salute vari (glicemia alta, dolore muscolo-articolare, pessima qualità del riposo e conseguente spossatezza, ecc.).

Di fronte a questo progressivo peggioramento il medico curante di Valeria insiste che deve rimettersi a dieta, per la sua salute che sta progressivamente compromettendo.

Valeria vorrebbe anche seguire le indicazioni del medico, ma non sa dove andare: certamente non ha voglia di tornare dal precedente dietologo, da cui si aspetta rimproveri e giudizi e, inoltre, non vuole riprendere una dieta che l’ha già fatta soffrire troppo prima di fallire miseramente.

Fortunatamente, un’altra collega di Valeria, rientrata al lavoro dopo una maternità, le ha parlato bene della sua dietologa che la sta aiutando a riprendere il peso precedente alla gravidanza.

Valeria pensa che, forse, una donna la capirà meglio e decide di fissare un appuntamento con la dietologa della collega. Il giorno della visita la dietologa è sicuramente più gentile del precedente collega, le chiede molte informazioni sulla precedente dieta e intuisce alcune criticità che forse hanno fatto saltare il precedente piano di dimagrimento.

La dietologa le dice che il problema nasce dal fatto che il precedente professionista le ha “appioppato” una dieta “vecchio stampo”, ormai superata. Valeria si rasserena, si sente alleggerita da colpe e responsabilità, riprende fiducia e speranze.

La dietologa le propone una “innovativa” dieta chetogenica e le dice che, per qualsiasi problema, può chiamarla senza problemi. Valeria rinasce, si libera da sensi di colpa e disistima (non è colpa mia se non sono riuscita in precedenza..) legati alla dieta e riparte con slancio e speranza. La dieta fa il suo effetto, Valeria perde i suoi primi chili velocemente, ma poi incomincia una fase di stallo.

La mancanza di carboidrati è dura, pasta, pane e pizza mancano, manca il gusto e l’effetto positivo dei carboidrati.

Inoltre, è sempre più complicato avere una vita sociale: gli amici si vedono per cene e aperitivi a cui lei non può partecipare senza soffrire l’impossibilità di mangiare o bere quasi nulla di quello che prendono gli altri. Valeria fa sempre più fatica a seguire la dieta, il calo di peso ora si è bloccato e ha anche l’impressione di perdere forse e energie.

Chiama la sua nutrizionista che la sprona a insistere, a tenere duro, ma le difficoltà persistono. Compaiono nervosismo, irritabilità, problemi con il sonno, e al minimo strappo si gonfia come un palloncino. Arriva al punto che non si sente più a suo agio nel chiamare la nutrizionista, tanto le ripete sempre di insistere e sembra sempre meno paziente.

Torna l’angoscia, la disistima, i sensi di colpa e con essi tornano anche eccessi alimentari e restrizioni esagerate.

Alla fine, Valeria lascia la dieta, recupera velocemente il peso perso e, inoltre, ha l’impressione che qualsiasi cosa mangi si trasformi in grasso. In questa situazione, la sfiducia diventa sovrastante, la sua autostima crolla così come il suo amor proprio: Valeria non si piace, si vede brutta e fallita, evita così per imbarazzo anche le relazioni sociali.

Il quadro depressivo di Valeria cresce esponenzialmente: smette di uscire e frequentare persone, non fa più sport, eccede con l’alcool in solitudine, si abbuffa di cibo spazzatura.

Tutto questo perdura fino a che lo stile di vita sbilanciato nel provoca problematiche fisiche che necessitano di intervento medico. Il suo medico curante, di cui Lei a stima e fiducia, la “costringe” a riprendere in mano il suo stile di vita e le consiglia un nuovo nutrizionista su cui nutre indiscussa fiducia.

Valeria, “costretta” dal suo medico di fiducia prende appuntamento dal nutrizionista che le è stato consigliato: in realtà non ha nessuna fiducia e speranza, ma deve provare perché la sua salute fisica le sta lanciando messaggi inequivocabili.

Valeria si reca dal nutrizionista e scopre una persona molto accogliente, estremamente professionale, che l’ascolta e le fa un sacco di domande che nessuno le ha mai fatto: le chiede della sua infanzia, della sua vita privata, dei suoi affetti e delle sue abitudini, ecc., ecc. Senza accorgersene, Valeria ha parlato per 40 minuti di se stessa, si sente estremamente accolta e capita e questo le genera una grande fiducia in questo nuovo professionista.

Il nutrizionista la invita a fare una serie di approfondimenti clinici e le chiede di aspettare le risposte delle indagini per proporle un piano alimentare. Valeria esce rasserenata dal colloquio: il dottore sembrava sapere il fatto suo e mi ha fatto sentire a mio agio, mi ha conosciuta veramente e mi ha anche resa partecipe nel lavoro che andremo a fare.

Dalle indagini si scopre che Valeria è intollerante a varie sostanze, presenta alcune mutazioni genetiche che le alterano sensibilmente la detossificazione e favoriscono un quadro infiammatorio di basso livello, ciò induce un netto rallentamento metabolico.

Il dottore le propone una dieta molto articolata e varia, le spiega che devono attraverso un piano alimentare e delle consuetudini di vita recuperare la piena funzionalità metabolica che la porterà a recuperare con tranquillità il suo peso forma.

Il dottore intuisce inoltre che alcune abitudini dannose di Valeria sono frutto di aspetti umorali e affettivi, per cui la invita a prendere contatto con uno psicologo di sua fiducia.

Valeria esce dalla visita rinvigorita di nuove speranze: ha capito perché non riesce a sostenere alcune diete ed è fiduciosa del nuovo piano alimentare, estremamente vario e che le chiede una partecipazione attiva.

Convinta dal progetto, Valeria decide di contattare anche lo psicologo.

Con l’inizio della terapia psicologica, Valeria scoprirà che molte sue abitudini disfunzionali si generavano da fattori psicologici irrisolti: le sue abbuffate, la sua “pigrizia”, i suoi eccessi alcoolici, la sua tendenza auto boicottante, derivavano da lutti irrisolti, umore basso, profonda disistima.

Con il recupero dell’autostima e dell’innalzamento umorale, Valeria trova sempre più facilità nel seguire un piano alimentare personalizzato che, nel giusto tempo, le ha permesso di recuperare il proprio peso forma e, cosa più importante, questo è avvenuto con il recupero del proprio benessere fisico e con una nuova capacità di vivere a pieno con soddisfazione la propria vita.

                                                                                                                                                                   Dott. Yuri Canfora

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