Giovane paziente con bilirubina elevata e calcoli alla cistifellea.
La cistifellea o colecisti è un organo di piccola dimensione facente parte dell'apparato digerente; ha il compito di immagazzinare la bile che, prodotta dal fegato, verrà poi utilizzata nel processo digestivo; infatti, essa aiuta ad emulsionare i grassi e partecipa all’assorbimento delle vitamine (D, E, K, A), aiuta ad eliminare la bilirubina e neutralizzare l’eccesso di acidità del cibo che dallo stomaco arriva al duodeno.
Quando sono presenti dei calcoli, che a volte possono essere dolorosi e causare reflusso biliare, parte della bile può risalire verso lo stomaco, a volte raggiungere l'esofago; questo può creare una infiammazione delle mucose gastriche ed esofagee provocando dolori all'addome e nausea.
Per il caso della giovane donna descritto in questo articolo, durante l’anamnesi ho raccolto tutte le informazioni possibili relative al suo stile di vita ed abitudini, analizzato i valori ematici e studiato i referti medici: la paziente ha la sindrome di Gilbert e presenta sabbia biliare nella cistifellea.
Al momento non praticava attività sportiva, non fumava e non consumava bevande alcoliche.
I sintomi presentati sono: gonfiore addominale, insonnia, mancanza di concentrazione, affaticamento cronico e nausea.
Questi problemi gastrointestinali erano iniziati già in età infantile, ma la nausea maledetta l'aveva portata persino ad interrompere gli studi universitari.
Dalla valutazione nutrizionale emerge chiaramente che la ragazza fa una vita sedentaria, durante il giorno consuma molti cibi ad alto contenuto di grassi saturi ed importanti quantità di carboidrati raffinati: tutti errori predisponenti alla formazione dei calcoli.
Come potevo intervenire?
Il software esclusivo BMS eDiet mi ha permesso di elaborare tutte le informazioni raccolte per proporre alla paziente un percorso nutrizionale su base funzionale e cronobiologia.
Per prima cosa ho dato priorità alle condizioni gastrointestinali ed al sonno che, inevitabilmente, pregiudica il metabolismo biliare e quindi la conseguente cattiva digestione, in quanto è molto stretto il legame tra fegato “poco sano” e qualità del sonno.
Il fegato è considerato il “laboratorio chimico del nostro organismo”, svolge funzioni vitali, tra le quali cito:
- La detossificazione delle sostanze nocive
- La produzione di bile per la digestione dei grassi
- La metabolizzazione dei nutrienti provenienti dal cibo.
Quando la sua efficienza metabolica si riduce, si ha un accumulo di tossine nel corpo, che possono disturbare il sonno, causare problemi digestivi, infiammazione e squilibri ormonali, influenzando anche i livelli di melatonina e cortisolo, fondamentali per un sonno di qualità.
Per migliorare la salute del fegato della paziente e quindi del suo sonno, è stato importante seguire precise sequenze cronobiologiche elaborate nel BMS e proporle combinazioni alimentari specifiche e funzionali.
Uno dei tanti errori nutrizionali e comportamentali riscontrati era la frettolosa colazione, costituita da Tè o caffè e biscotti, che favorisce processi di iperfermentazione intestinale, poca autonomia glicemica e stimola anche nausea.
In effetti in simili condizioni cliniche, un esempio di colazione adeguata, deve essere composta da frutta, più pane con burro, miele o olio e marmellata; il pranzo deve prevedere una quota proteica (naturalmente sono vietati i formaggi stagionati perché alterano la coniugazione della bilirubina rendendo più difficoltosa la digestione); infine la cena deve comprendere una quota di carboidrati a lento rilascio accompagnate da verdure diuretiche, in modo da stimolare il drenaggio.
Oltre all’anamnesi ed alla valutazione delle risultanze cliniche, è stato fondamentale il supporto di informazioni provenienti dal test genetico, strumento eccezionale per individuare con precisione il funzionamento di precise vie metaboliche:
- Mutazione omozigote sulla variante C677 T a carico del gene MTHFR: questo polimorfismo può portare a carenza di vitamina B12, B6, folati e aumento di omocisteina. I folati sono coinvolti nella disintossicazione di sostanze chimiche dall’organismo quindi, la ridotta attività di questo enzima può compromettere la capacità del corpo di rimuoverle efficacemente. Alcuni studi hanno suggerito la correlazione tra la mutazione MTHFR e l'aumento di spina bifida durante lo sviluppo fetale, malattie cardiovascolari, trombosi e altre condizioni. Attualmente sono note circa 40 diverse alterazioni geniche a carico del gene MTHFR, ma le più conosciute sono due, C677T e A1298C, che comportano una diversa perdita di funzionalità in base al tipo di mutazione.
- Intolleranza al lattosio per presenza di polimorfismo su LCT.
- Polimorfismi sui geni IL6 e TNF: a seconda dei polimorfismi presenti, possono essere consigliati quantitativi personalizzati di specifici antiossidanti e di Omega 3 (acidi grassi polinsaturi, sono sostanze che l'organismo non è in grado di produrre da solo, per questo motivo sono detti essenziali, devono essere assunti con il cibo o con gli integratori e sono fondamentali nella riparazione della membrana cellulare e per la protezione dal punto di vista cardiovascolare, nonchè della modulazione dei processi infiammatori).
- Polimorfismi sui geni SOD2 e GPX: quindi la necessità di aumentare il fabbisogno di antiossidanti essenzialmente rappresentati dalla vitamina C, E, A.
-Polimorfismo sul gene CYP1A2: enzima coinvolto sia nella rimozione delle tossine come cancerogeni dei cibi e dei fumi che nel metabolismo della caffeina.
- Polimorfismi sul gene VDR: quindi adeguato apporto di Vitamina D.
Esaminando i risultati del test nutrigenetico BMS, basandomi sui dati clinici e le informazioni anamnestiche e dopo aver studiato, con impedenziometro di alta gamma In Body 770, la composizione corporea della giovane donna, ho potuto elaborare, attraverso il software eDiet, il piano nutrizionale personalizzato.
Il miglior percorso nutrizionale per la mia paziente è stato costruito tenendo conto del profilo genetico, delle eventuali patologie e, per quanto possibile, delle sue preferenze e dei suoi gusti alimentari ed è stato adattato al particolare periodo della vita che stava vivendo.
In seguito ai suoi disturbi, viveva una sorta di autoisolamento e in più aveva una visione distorta della propria immagine corporea, era ansiosa ed incline ad atteggiamenti ossessivi.
Insieme all’individuazione di un profilo nutrizionale altamente personalizzato, è stato necessario un percorso di psicoterapia: del resto l’approccio personalizzato del BMS non può trascurare gli aspetti emotivi.
In conclusione, man mano che la paziente è andata avanti nel suo percorso, ho visto gradualmente riprendere autostima ed uscire dalla solitudine in cui si era rifugiata, la nausea solo un ricordo, era soddisfatta di sé stessa e del suo corpo ed oggi, molto motivata a realizzare il suo sogno, ha ripreso finalmente i suoi studi.
Dott.ssa Grazia Fini
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